E' un dialogo difficile quello tra il Comune di Bellaria e gli artisti di strada a cappello. L'incontro tra Marzia Domeniconi, assessore alle Attività economiche e produttive e alla Mobilità e una delegazione di cinque artisti della Fnas, lascia pochi spiragli sulla rivisitazione dell'attuale regolamento inserito in quello della Polizia Municipale e sottratto alla naturale gestione che dovrebbe essere quella dell'Assessorato alla Cultura. Ma le istanze degli artisti, promette la Domeniconi, saranno esposte in Consiglio comunale. Poi si vedrà. I tempi della risposta? Sconosciuti, tuttavia a muovere l'ago della bilancia sarà soprattutto l'assessorato al Turismo, primo per importanza nell'economia di una località balneare come Bellaria.
“L'esibizione libera è confinata in spazi decentrati, scarsamente illuminati e poco frequentati dal pubblico, se non relegata in aree interessate a progetti di riqualificazione urbana ancora lontani dal trovare concretezza –; spiega l'artista Kevin Gualandris –; l'ideale sarebbe permettere a chi vive di arte a cappello di potersi esibire a rotazione un paio di volte la settimana in luoghi centrali, dove il pubblico può assistere, apprezzare o meno il lavoro di chi fa spettacolo. Tutto dipende dalla volontà politica del Comune, dal valore che intende dare all'arte di strada, alla libera espressione delle differenti discipline praticate da chi lo fa per mestiere”. La proposta Fnas, riguarda gli orari, la scelta degli spazi e i tempi più fluidi nella loro prenotazione oltre che nella possibilità di un'amplificazione discreta delle quali solo le “statue viventi” e i mimi possono fare a meno. Ma l'assessore preferisce eventi organizzati, gestiti direttamente dal Comune o dai tanti Comitati turistici ai quali viene demandata gran parte dell'attività burocratica e la scelta artistica degli spettacoli.
Motivo? E' una questione di coordinamento complessivo della programmazione e di qualità certificata dell'offerta artistica, spiega la Domeniconi, è l'unico modo per distinguere tra artisti veri e “profani” in mancanza di un “patentino nazionale” che ne dichiari la professionalità. Questo significa che un diplomato al conservatorio o a una scuola di circo o un bravo artista autodidatta per esprimersi ed esibirsi dovrebbe avere un patentino? Veramente una visione aperta sul mondo dell'arte. C'è un vuoto legislativo da cui il Comune vuole difendersi limitando al minimo le seccature dei tanti esposti che approdano negli uffici dell'Amministrazione, tra cui quelli legati alla presenza di artisti a cappello. Insomma, nulla è lasciato all'improvvisazione, al dialogo diretto tra artisti, spettatori e comunità. La valorizzazione di strade, piazze ma soprattutto delle isole pedonali, è un fatto istituzionale. Altrimenti, s'intuisce dalle parole dell'assessore, si rischia il caos. Perciò molto meglio cacciare un bravo violinista dalla pubblica via vietando ai cittadini una cosa bella e gratuita e riempire la città di rassegne ed eventi diretti da una cabina di regia in ogni stagione dell'anno. Pazienza se la libertà di espressione viene offuscata, in fondo è scritta solo nella Costituzione. Cose da nulla.
Monica Forti - Ufficio Stampa FNAS